Stamattina, per via della neve, ho preso l’autobus per andare al lavoro. No, non ci sono strade bloccate o tormente siberiane, ma ieri sera ho trovato un buon parcheggio per la macchina e non mi andava di spostarla.
Durante il viaggio ho letto questa cosa di Paolo Nori e ho pensato che a volte capita di avere molte cose e abitudini e stati d’animo in comune con la pagina di un libro.
Lo sai cosa penso, quando sono a casa che mangio? Penso che con questi spaghetti seiecinquanta e con il sugo Barilla millenovesettanta, mi faccio delle paste come si deve, devo dire. Di notte, cosa faccio? Di notte ascolto la radio. Cosa ascolto? Ascolto della musica. Ascolto degli scrittori che leggono i libri. Che libri leggono? Leggono i libri che gli piacciono. Allora io, generalmente, non lo so, se ho fiducia o no. Hai fiducia nel prossimo? Non lo so. Dipende. Hai fiducia nelle autorità? No. Hai fiducia nel futuro? Vedremo. Hai fiducia nell’Europa? No. Hai fiducia nel sindacato? No. Hai fiducia nel mercato? No. E allora, in cosa hai fiducia? Ho fiducia nell’udito. Nell’udito? Sì. Che udito? Il mio. In una voce ci sono già un sacco di cose. Nel suono di una voce, ci sono già tutte le cose che quella voce può dire. Non solo. Una voce, se è brutta, non può dire niente di bello. Una cosa bella detta da una voce brutta, mai successo. E viceversa. Ne ho sentita una, di queste voci, per radio. Lo sai come sono queste voci? Non lo sai. Sono piene di buoni sentimenti. Tanto buono, quello che legge. Buonissimo. Io, le persone buonissime, non ho fiducia. Anzi. Io, di persone buonissime, non ne conosco. Mai incontrato, uno buonissimo. Gente con la voce piena di buoni sentimenti, sì. Non mi piacciono. Questo qui è uno scrittore che legge un libro che gli piace, e quel libro piace anche a me. Ma lo legge con una voce che fa schifo, quel libro. Allora vado a letto prima, stanotte, a leggere i libri in silenzio. Poi spengo la luce, mi stendo, sai cosa penso? E questa solitudine? penso. Questa solitudine di spaghetti, di trasmissioni radiofoniche? Eh? Delle volte, mi dico.(Bassotuba non c’è, Paolo Nori)